Ferrivecchi e una grande citta, di medie dimensioni, molto piccola. E situata nellItalia settentrionale e centrale, con un piede nel sud. E ovviamente a ovest, oltre che a est. Attraversata da un fiume, sorge sulle rive del mare ed e una tipica localita lacustre.
E con queste parole a fare da incipit che Federico Leva, autore sopraffino quanto schivo, introduce in maniera compassata ed ambigua al bestiario umano che svelera al lettore nelle pagine successive. Una piccola cittadinanza che trascende i suoi asfittici confini e si fa emblema del mondo intero e delle sue miserie, di dolori mai sopiti che laccettazione di unordinaria e sciocca routine non basta a seppellire nel passato. E che spesso, dunque, esplodono in tutta la loro potenza distruttiva nel presente, quando meno ce lo si attende.
Dalla voce narrante che cattura e svela per iscritto tali esistenze, compresa la propria, traspare in tutta la sua devastante portata grottesca una sofferta empatia verso la banalita del male a cui lessere umano sembra paradossalmente essere condannato. Una sceneggiata, la vita, qualsiasi vita, non una commedia ma una farsa perpetua in cui, forse, lunico applauso sensato spetta di diritto alla morte.